lunedì 22 agosto 2011

Libertà d'espressione

Da qualche giorno tutti i giornali e i tiggì, pure quelli locali e di quartiere, si sgomitavano in inchieste ed interviste esclusive sullo scandaletto del momento ed erano arrivati persino ad interrompere le trasmissioni dell'ora di pranzo per mandare importantissimi flash di aggiornamento sui fatti accaduti. Agostina si seccava molto quando sul più bello delle confessioni shock a Tribuna sentimentale la linea passava di colpo al notiziario che doveva a tutti i costi informare i cittadini sull'ultima dichiarazione di un politichetto di paese secondo cui il vescovo della diocesi locale si era macchiato di crimini immorali non meglio specificati.
Agostina scolava la pasta, spennellava l'arrosto, sciacquava le pesche e chiamava tutti a tavola. L'amministratore aveva nuovamente invitato alcuni condomini a pranzo per approcciare una riunione di condominio a tavola senza perdere tempo con le convocazioni ufficiali. Quel giorno c'erano il geometra del primo piano che da mesi rompeva le scatole a tutti sostenendo che le carte catastali del palazzo erano state modificate e che le tabelle millesimali andavano ricalcolate, la maestra di scuola del quarto piano che si lamentava sempre del rumore provocato dagli studenti in affitto del quinto piano che facevano festini mentre lei correggeva i temi, il negoziante di antiquariato che aveva un locale sul piano strada continuamente invaso dalle muffe delle infiltrazioni che anni di ristrutturazioni non avevano sanato e l'agente immobiliare che aveva mandato di vendere un vano nel sottotetto su cui pendeva un vincolo di eredità irrisolto da generazioni di proprietari che non riuscivano a mettersi d'accordo.
Mentre Agostina serviva in tavola quella marmaglia condominiale aveva già iniziato il dibattimento senza troppi convenevoli: scostavano le sedie facendole rumorosamente strusciare a terra, gesticolavano animatamante allargandosi sul piano del tavolo mentre Agostina cercava di posare i piatti evitando di essere colpita da una manata vagante, aprivano le bottiglie e trangugiavano il vino ancora prima di avere il piatto pieno e prendendosi da soli il cavatappi dal cassetto senza nemmeno chiedere il permesso di frugare nei mobili. Del resto tutto ciò dimostrava quanto tutti loro fossero avvezzi a certe consuetudini ormai radicate a casa dell'amministratore.
Tutti strillavano, rivendicando a vario titolo le loro ragioni, ma non sprecavano nemmeno una briciola del lauto pasto, mentre la televisione accesa nella sala da pranzo aggiungeva voci in più al coro disordinato. Ovviamente il telegiornale di mezzogiorno apriva con le notizie legate allo scandalo e prometteva opinioni inopinabili di opinionisti professionisti.
Un allenatore della squadra di calcio, capogirone della provincia, era stato citato per una presunta relazione con la figlia di un assessore alle politiche sportive, il quale, appartenente a un partito fortemente legato alla Chiesa, era stato intercettato sul cellulare ed accusato di aver pagato tangenti alla Diocesi per la costruzione di un impianto sportivo. La storia, da banale pettegolezzo infondato si era ingigantita, articolandosi nelle più disparate supposizioni mai verificate eppure sparate ai quattro venti come assolutamente accreditate.
Giornali e TV avevano così mischiato sesso e politica, denaro e religione e poi per estensione denaro e politica,  sesso e religione, al punto che alla fine era stato il vescovo ad essere accusato di relazioni sessuali con la figlia dell'assessore, o con l'assessore stesso secondo le fonti, per alcuni con la segretaria particolare dell'assessore che a volte era notificata quale sua amante, o amante dell'allenatore della squadra di calcio, che era coinvolto in un giro di tangenti, tutti intercettati anche sul cerca-persone, messi alla berlina per ogni loro movimento, accompagnati via via da personaggi che si aggiungevano: il comandante dei vigili urbani che andava troppo spesso in chiesa la domenica invece di dirigere il traffico e quindi era possibile che nel confessionale in realtà passasse informazioni al parroco, semplice prete di paese in apparenza, in realtà segreto braccio destro del vescovo, e poi il farmacista le cui preparazioni galeniche per alcuni in realtà nascondevano mix di droghe destinate a feste private frequentate da VIP di cui non si facevano nomi ma tanto tutti sapevano... Tutti sapevano o presumevano di sapere. E in tutto questo proseguiva la riunione di condominio tra commensali.
Agostina sopportava poco il geometra perchè siccome aveva studiato pretendeva di sapere tutto e aveva il vizio di correggere continuamente gli errori altrui, entrando spesso in conflitto con la maestra che sulla lingua italiana vantava sicuramente una ferratezza maggiore.
Aveva pena dell'antiquario che secondo lei vendeva solo cianfrusaglie, spinto più dalla passione che dal commercio.
Stimava poco l'agente immobiliare perchè si presentava impettito e con i denti in mostra e queste cose a lei avevano sempre fatto sospettare.
A casa dell'amministratore ci viveva da una decina d'anni e si occupava di tutte le faccende domestiche. Delle cose del condominio non s'intendeva ma al suo datore di lavoro rimproverava fin troppo spesso il disordine e i modi confusionari, soprattutto quell'abitudine di affrontare le sue questioni persino in casa rendendole difficile il lavoro. Le cose che più desiderava in quel momento erano due: una, che quell'assemblea di fracassoni terminasse prima possibile, l'altra, che le interviste agli esperti di non si sa cosa chiudessero e le lasciassero vedere l'ultima puntata di Cataclisma d'amore. Invece non solo nessuna delle due cose accennava a verificarsi ma, peggio ancora, tendevano a integrarsi!
Alla TV un noto critico d'arte sosteneva la causa della libertà d'espressione dei giornalisti, avverso da un politico moralista che difendeva a spada tratta il diritto alla privacy. Il geometra ne approfittava per avvalorare le sue ragioni: "Ecco, perchè se nomini la Chiesa cade giù il mondo!" e gli rispondeva l'antiquario, vantando santi nell'albero genealogico: "Devono portare più rispetto ai preti perchè quando il mondo era piegato da carestie e pestilenze chi li ha salvati?"
A quel punto l'amministratore sentiva di dover mettere pace, in virtù del suo ruolo che poteva estendersi a tutto: "Beh, sicuramente tutti hanno meriti e colpe però in questa storia, secondo me, c'è chi ha inventato sciocchezze per guadagnarci qualcosa" e a quelle parole la mestra si sentì punzecchiata: "Che vorrebbe dire? Che mi sono inventata qualcosa per imbrogliare sui miei millesimi?" e fulminò con lo sguardo il geometra, che replicò a sua volta agitando le fotocopie delle piante catastali: "Eeeeh, signora! Qui l'inventiva non manca proprio a nessuno... a nessuno!" rivolgendo gli occhi a turno a ciascuno dei presenti, sicchè anche l'agente immobliare che fino ad allora se n'era rimasto composto, gettò la forchettà nel piatto e allargò la bocca in una smorfia di disappunto: "Se vogliamo dirla tutta in questo palazzo sono secoli che gli inquilini si inventano panzane!" "E' vero!- gli si accompagnò l'antiquario- Eccome se è vero!" e di nuovo la maestra: "Ma come vi permettete! Che ne sapete voi della gente onesta che abita nel palazzo? Non vi vergognate a fare certe dichiarazioni?" e l'agente immobiliare: "Hai voglia se è vero!! Guardi che io ho le prove di quello che dico- proclamava spargendo sul tavolo le sue pratiche e indicando i fogli uno dopo l'altro come se ciascuno contenesse la conferma di ciò che diceva- perizie e denuncie di più di quarant'anni, ritrattate, falsificate e manomesse, ce n'è per tutti i gusti!"
"Ma questo non vuol dire mica che per un colpevole tutti devono essere additati!" saltò sulla sedia l'amministratore, altrettanto fece il geometra: "Ma diciamo pure che i clienti del signore- indicando l'agente immobiliare- che sono stati proprietari del palazzo per lungo tempo hanno fatto parecchi giochi sporchi per non perdere un centesimo dalle loro rendite, sfruttando il fatto di essere una famiglia in vista cui nessuno avrebbe osato dire una parola sbagliata! Non è forse così, signor amministratore?!" Incalzato da quell'osservazione l'amministratore non potè che riconoscerne la veridicità: "Beh, ecco... insomma... diciamo che i proprietari non hanno fatto proprio le cose per bene..." "Truffatori furono! Altrochè... non usiamo delicatezze quando i fatti parlano chiarò" tuonò il geometra ritto all'impiedi sbattendo con tale forza le sue fotocopie sul tavolo da far cadere due bicchieri che rovesciarono vino sulla tovaglia candida. Agostina saltò su pure lei allora, portandosi le mani alla bocca per trattenersi le imprecazioni ma gli altri la ignorarono completamente tornando alla loro bagarre.
Agostina sollevò il suo piatto e con aria stizzita voltò le spalle e se ne tornò in cucina. Accese il piccolo televisore in bianco e nero proprio mentre l'orologio segnava l'orario d'inizio della sua telenovela: l'ultima puntata era importantissima, rivelava finalmente chi era l'amore segreto della protagonista che per tutta la durata della serie era stata affiancata da una sfilza incalcolabile di partner.
E invece, con gran disdetta della donna, appena sintonizzato il canale giusto si trovò un'altro notiziario flash con l'ennesimo opinionista che ribadiva i principi della libertà d'espressione, il diritto di poter dire liberamente cosa si pensava, di come lo sostenevano gli antichi romani e di come lo negavano i moderni oscurantisti. L'avrebbe saputo lei cosa dire se loro glie ne avessero dato il diritto!
Con rabbia acchiappò la pentola con cui aveva cucinato e la sbattè nel lavello con le altre stoviglie sporche facendo schizzare fuori l'acqua saponata. Sussultò e lo sguardò le finì così oltre la finestra da cui si vedevano ondeggiare al vento le tende da sole del balcone. Agostina trasalì: c'è una grossa macchia azzurrognola su un lembo della tenda, provocata da un liquido che continuava a sgocciolare dal balcone del piano di sopra. Era l'appartamento in cui viveva la sua nemica giurata, la moglie del portiere, che pure dopo la pensione del marito non aveva dimesso la sua attività di pettegola del palazzo, con cui si faceva concorrenza con Agostina.
Tra le due donne non era mai corso buon sangue perchè entrambe avevano il vizio di farsi gli affari di tutti tranne i propri, ma, redarguite più e più volte dagli inquilini, si accusavano vicendevolmente per scrollarsi le colpe.
Agostina non poteva assolutamente tollerare che quella chiacchierona rovinasse le sue tende e tornò decisa verso la sala da pranzo per fare rapporto all'amministratore, in barba ai condomini che non la smettevano più di fare baccano sulla sua tovaglia. Con un gesto deciso della mano li quietò tutti. Si accostò all'orecchio dell'amministratore, che stava ancora in piedi a beccarsi col geometra, coprendosi la bocca con la mano, bisbigliò qualche parola e l'uomo annuì aggrottando la fronte. Prese il telefono: "Signora Rosanna? Buongiorno, sono l'amministratore... sì, tutto bene... sì i nipoti stanno bene... sì... sì, Signora io... sì... io... Signora... Signora ascolti... Signoraaa!!- la signora Rosanna del secondo piano non si smentiva mai e ogni volta che qualcuno le rivolgeva la parola attaccava una chiacchiera infinita, con lo scopo fondamentale di carpire notizie su cui spettegolare- Signora Rosanna c'è qui Agostina che mi dice della tenda... sì la tenda del nostro balcone, le sta cadendo qualche cosa di sotto che ce l'ha macchiata... ecco, ecco... sì infatti le volevo proprio chiedere di scendere a vedere..." e in men che non si dica la moglie del portiere era sull'uscio.
"Buongiorno a tutti!- salutò con grande enfasi- Allora, cos'à da dirmi la sua domestica?" domandò all'amministratore rimarcando il ruolo di Agostina come un'offesa. "Andiamo a vedere questa tenda- propose l'amministratore alzando le mani- spero non sia niente di grave... ma lei Signora Rosanna cos'è che ha rovesciato?" "Mah, sarà stata la varecchina che tengo sulla lavatrice in balcone, si vede che la centrifuga l'ha fatta cadere" si giustificò la donna con sufficienza.
Tutta l'assemblea si trasferì in cucina, Agostina e Rosanna in testa che si scambiavano sguardi in cagnesco. La domestica indicò oltre la finestra, verso la tenda da sole del balcone su cui si era sparsa ben bene la macchia di varecchina scolorendone una parte. "Eh beh, la macchia si è fatta!" osservò l'amministratore, seguito da un bisbigliare di consenso degli altri dietro di lui. "E che sarà mai- commentò voltando le spalle Rosanna- ne vendono pure al supermercato di quelle tende lì, compratevene un'altra e fatemi sapere il conto che ve la regalo volentieri, anzi compratele tutte nuove che ormai le vostre sono belle che da buttare!" di certo Rosanna non rinunciava alla sua libertà d'espressione e nessuno osò risponderle. Ma Agostina perse proprio le staffe e tirò la manica della camicia all'amministratore per rammentargli quello che gli aveva detto prima: "Ah...Signora Rosanna aspetti... c'è qui Agostina che vorrebbe parlarle, trovo giusto che almeno esprima la sua opinione in merito, è lei che pensa alla casa del resto... Ecco, sì- assunse un tono più deciso e autorevole- voglio lasciare ad Agostina il diritto di parlare riguardo questa faccenda perchè siamo in un paese democratico e civile e siamo tutti d'accordo sul rispetto della libertà di parola, ecco!" l'antiquario accennò persino un applauso, subito sedato dalle occhiate degli altri tre condomini.
Rosanna incrociò le braccia e ticchettando con le dita sui fianchi restò ad attendere la tanto democratica dichiarazione. Agostina con un sorriso fiero avanzò verso di lei, inclinò la testa all'indietro come se prendesse la rincorsa e disse "Zoccola!". Tutti senza fiato li lasciò.
Dopo qualche secondo di incredulità generale l'amministratore intervenne: "Agostina! Ma cosa dici?! Ma che scherzi mi fai?" e la domestica si difese: "E' quello che penso, che non lo posso dire? Devo sempre starmi zitta, io! Invece voglio esprimermi liberamente e io dico che è zoccola!"
A quel punto Rosanna montò su tutte le furie e le portò le mani al collo: "Ma tu e tutte le tue parenti!" iniziò una baruffa che coinvolse tutti nella cucina, tra le due donne che se le davano e gli altri che cercavano di separarle, mentre alla TV trasmettevano un talk show dove ospiti importanti non riuscivano a stabilire con metodi civili se in Italia si preferiva la verità o l'educazione.
L'assemblea di condominio si concluse al pronto soccorso con alcuni contusi e un infermiere gravemente ferito.
Anche lo scandalo dell'estate si concluse, passando il testimone a quello successivo che annunciava l'autunno.

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