lunedì 22 agosto 2011

La macelleria

Molti anni dopo diventai vegetariana ma da bambina mia madre mi mandava a fare spesa tutti i giorni.
Odiavo la macelleria e la lasciavo sempre come ultima tappa del mio giro. Mi faceva schifo già dal nome, che per me evocava macello nel senso di gran confusione ma anche macello nel senso di mattatoio.
Una volta entrati si poteva uscirne anche un'ora dopo per via della fila di persone, lunga e lenta. Non perchè gli avventori bramassero carne come sciacalli e nemmeno perchè lì fosse migliore che altrove. Il motivo era che i macellai, tre fratelli uno più corpulento dell'altro, se la prendevano molto comoda. La loro attività li aveva arricchiti al punto di non curarsi eccessivamente della qualità del servizio. Era letteralmente una boutique della carne.
Un'altra cosa che proprio non sopportavo era la clientela, o meglio, una parte di essa: le signore anziane. Queste, per la maggiore pensionate benestanti e annoiate, facevano la spesa per passare il tempo. Dopo essere state in coda a chiacchierare per un pezzo, al momento del loro turno si appiccicavano al vetro del banco incerte "Mah, e adesso che prendo? Boh, non so che fare per pranzo. Che mi dai? Mah... Boh... Va bè, dammi quello, quello e quell'altro..." indicando a caso e spendendo anche 70.000 lire di carne che probabilmente sarebbe andata ai cani.
Io ero veloce, quando toccava a me srotolavo rapida e concisa quello che mi serviva, di solito qualche etto di fettine e un po' di prosciutto. Per le cose più complicate, tipo l'arrosto o il pollo, mia madre telefonava prima e se lo faceva preparare.
Una volta, a Natale, mia madre si era fatta preparare un abbacchio ma il macellaio che se n'era occupato non era tanto sicuro di averci azzeccato. Così quando andai a ritirarlo mi disse di entrare nel laboratorio a vedere. Camminavo a piccoli passi su un pavimento talmente intriso di grasso che si scivolava. Avevo il terrore di cadere e imbrattarmi. E poi c'era un odore di sangue da far vomitare.
Io non me ne intendevo di abbacchi e altre mattanze perciò me ne fuggii subito suggerendo allo scannavitelli di telefonare a casa mia per farselo spiegare meglio.
Alle superiori il professore di arte ci fece lezione sul quadro di Annibale Carracci, figlio di macellaio, che ritraeva una bottega d'altri tempi. Era del tutto diversa dalla nostra, ordinata, pulita, senza sangue e i macellai erano anche più belli. Se i Carracci avessero fatto spesa da noi non solo non avrebbero dipinto un bel niente, ma sarebbero andati a tirare una sassata alla vetrina.
Tempo dopo decisi di diventare vegetariana.

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