martedì 21 febbraio 2012

Il Centro per l'Impiego

"Perchè non passi all'ufficio di collocamento? Quando lo trovi lavoro se no?" ha detto mio padre. Illuso.

Mi iscrissi al Collocamento quando ancora bisognava andare a timbrare il libretto di lavoro, poi un giorno telefonarono per dirmi che il Collocamento non esisteva più e dovevo andare a registrami al Centro per l'Impiego. Non serviva più timbrare, non c'era più libretto, avrebbero chiamato loro... mai ricevuta una chiamata.

Comunque esco, devo andare a comprare una cosa e l'ufficio è di strada.
Guidano male qui, per attraversare sulle strisce devi pregare. Passo davanti la fermata dell'autobus, una decina di persone mute e con la faccia stanca aspetta dritta con i piedi nel fango. Non c'è una pensilina, fa freddo, non c'è orario: l'unico collegamento con l'esterno è l'autobus extraurbano che viaggia per tutta la provincia con frequenza di almeno mezz'ora, poi dipende dal traffico o se l'autobus si rompe prima di arrivare. Prima o poi uno si ferma.
Mi guardano come fossi una stranezza. Ho pena per loro come loro ne hanno per me.

Eccomi. Do' un'occhiata agli avvisi affissi sulla porta a vetri, ci sono annunci di lavoro? No, solo corsi d'italiano per stranieri, comunicazioni tecniche, orari, date, cambiamenti di regole. Nessun lavoro.
"Scusi... io non aggiorno più la mia registrazione e non sono mai stata chiamata da allora, cosa devo fare?"
"Prego, si rivolga allo sportello 5"
"Devo prendere il numero?"
"No, vada tranquillamente"
Del resto non c'è nessuno, non ho neanche telefonato prima per un appuntamento ma ci sono solo io, 4 impiegati che vagano e 10 sportelli vuoti.

Mi faccio aggiornare la scheda, stesso nome, stesso indirizzo di residenza e domicilio... abito ancora con i miei genitori. Sì, ho lavorato in questi anni, un paio di lavori non posso dichiararli perchè erano praticamente in nero... lo so, di certe cose non bisognerebbe neanche parlarne in questo posto ma in Italia nessuno è disposto ad assumere lecitamente chi non ha esperienze pregresse e se non mi fossi adattata al lavoro sommerso sarei ancora alla ricerca di prima occupazione a 32 anni. Ho avuto un solo contratto in vita mia, lo scorso luglio, della durata di 6 mesi, anche piuttosto discutibile... mi avevano promesso che se mi fossi comportata come dicevano loro certamente sarebbe seguito un contratto migliore. Invece alla fine dell'anno è scaduto e non me lo hanno rinnovato. Nemmeno a tutti gli altri pseudo-dipendenti col mio stesso contratto. Lo dicono tutti, c'è la Crisi...

Ah, e poi mi sono anche laureata, due anni fa, con il massimo dei voti. La tipologia della mia laurea non è contemplata nel database del Centro per l'Impiego, così ne mettiamo una generica che ci somiglia.
Compiliamo tutte le mie competenze tecniche e linguistiche, mi fa vedere le pagine web dove andrò a cercarmi lavoro da sola e mi stampa i fogli.
"Il Centro per l'Impiego mi comunicherà opportunità lavorative... per telefono? Via mail?"
"No no, devi cercarti gli annunci da sola, vedi i requisiti e poi ti candidi"
E' lo stesso che cercare lavoro su un giornale di annunci.

Getto un'occhiata alle offerte visualizzate sul terminale, ci sono solo lavori che io non posso fare per requisiti indispensabili: iscritti alle liste di mobilità, disabili, categorie protette, residenti in altre località. In che maniera io sarei considerata nel mercato del lavoro? Sulla ricevuta c'è scritto DISOCCUPATO IN CONSERVAZIONE ORDINARIA. Ma che vuol dire? Mi conservo bene?

Mi danno molte informazioni su come dovrei cercare lavoro "Ti registri a questo sito e anche a quest'altro... se torni domattina c'è il collega che ti registra per il lavoro all'estero... registrati ai database dell'università" mi sembra di essere una videocassetta, mi registro e registro e registro ancora.
"E poi, se vuoi, puoi frequentare i nostri incontri di orientamento al lavoro: ti spieghiamo come cercare lavoro, come scrivere il curriculum, come affrontare il colloquio..."
Ah beh, sono solo 12 anni che passo da un lavoro all'altro, sicuramente deve essere perchè ancora non ho imparato a scrivere il mio curriculum (che, per amor di cronaca, aggiorno ogni 3 mesi in 4 versioni differenti, 2 formati di file e 2 lingue). Parteciperò senz'altro.

Me ne vado. Devo comprare il sapone e magari anche il dentifricio. Vado in un grande magazzino ai confini della città perchè costa molto meno dei negozi. La strada è impervia, senza passaggi pedonali, attraversa punti di ingorgo stradale in cui gli automobilisti diventano pazzi, ma è l'unica via. In prossimità delle strisce nessuno si ferma, devo fare ampi segnali, loro inchiodano e gesticolano innervositi contro di me. All'ingresso del parcheggio c'è una fossa che si è riempita d'acqua e fango per la pioggia, quindi devo arrampicarmi su dei mattoni rotti messi a mo' di gradino da qualcun altro, facciamo tutti così se no non si entra.

Questo magazzino è un labirinto di scatole impilate e cartelli che piovono dall'alto. Ci trovi di tutto a prezzi stracciati. Ci vengo abitualmente con gli spiccioli contati. C'è sempre folla. Le signore pensionate si riempiono i carrellini di detergenti, sacchi neri, ricambi per la caffettiera, carta igienica, calze. Mi domando come faranno a tornare a casa su quella strada disastrata. Qui se non hai la macchina non te la passi bene, ma è una cosa che costa e lì fuori c'è un gran caos che te ne farebbe pentire.
Ho speso in tutto €1.98, ci sto a posto per un mese.

Riprendo la strada di casa, scavalco mattoni rotti e pozze di fango, passo davanti alla fermata dell'autobus e ci sono le stesse persone di prima. Non è ancora passato. Cala il sole e la temperatura anche. Avete pena per me come io ne ho per voi.
Una ragazza della mia età, o forse dovrei dire una donna, trattiene a stento la sua bambina esausta che scalpita. Penso che io non ne ho di questi problemi. Penso che io posso andarmene in giro a qualsiasi ora, fumare per strada, vestirmi male e pettinarmi come capita, non devo rendere conto a nessuno. Penso che una volta ogni due settimane ricevo comunicazione che qualche mia ex compagna di scuola o qualche mio amico di gioventù ha avuto o sta per avere figli, mi mandano le foto, mi invitano ai battesimi. Io non ci vado.  Non posso avere di questi problemi, vivo ancora con i miei genitori in un paese in decadenza dove non contemplano la tipologia del mio mestiere. Non ho più lavoro, un'altra volta, non ho soldi.

Non ho neanche un fidanzato o qualcosa di simile: ci vogliono i danari, ci vuole che non puoi abitare qui per avere una relazione, ci vuole che devi essere disponibile a fare cose con gli altri. Gli altri, si aspettano sempre che tu offra loro qualcosa, non sopportano che tu sia un peso, per quante gentilezze dicano. E' educazione, è un modo italiano di fare.

Bella roba il modo italiano di fare: devi scervellarti per far vedere che sei sistemato, che hai un bel lavoro, che hai una bella casa, che hai tante belle cose, insomma devi solo fare bella figura anche se questo costa più di quello che puoi permetterti e non intendo solo in termini monetari.
Per dirne una, tutte le aziende, dalla più prestigiosa alla più miserabile, si presentano come "leader nel proprio settore" e pretendono di mantenere questo millantato status sfruttando lavoratori come somari, mal pagati, senza contratto o con contratti fasulli e condizioni di lavoro pessime. Perchè in realtà soldi non ne hanno ma devono far credere di sì. Modus italiani. Si dice così? Bella figura...

Io non ho impegni di nessun tipo. Sono libera. E dicono che posso fare tutto quello che voglio. Ma c'è la crisi, lo dicono tutti.